Archiviato un trimestre nero proprio a causa del coronavirus, il gruppo di Zara, Pull&Bear e Bershka ripensa il proprio modello di business a partire da un riassetto della rete di negozi.

"Il coronavirus, con il colosso costretto a chiudere il 90% dei propri punti vendita nel mondo, ha accelerato una strategia che era già nei piani di Inditex, cui fanno capo i marchi Zara, Pull&Bear, Stradivarius, Bershka, Oysho, Zara Home, Massimo Dutti e Uterque: il progressivo spostamento dalla dimensione fisica della vendita a quella digitale."
Il successo dell’e-commerce accelerato dal Covid
Inditex ha debuttato nel canale e-commerce nel 2010 e oggi serve 202 Paesi nel mondo. Facendo leva su un modello multicanale che coinvolge sia il consumatore (che, per esempio, può acquistare online e ritirare in negozio oppure restituire in store un prodotto ricevuto a casa) ma anche la logistica: l’e-commerce può attingere ai magazzini dei negozi di prossimità, alleggerendo gli stock e garantendo consegne più veloci.
L’investimento nell’e-commerce è uno degli obiettivi per gli anni a venire, con l’obiettivo di portare il peso del canale digitale da un settimo a un quarto delle vendite entro il 2022, ed è stato accelerato proprio dal cambiamento di condizioni generato dal Covid-19, con i consumatori che durante il lockdown hanno sperimentato (magari per la prima volta) lo shopping digitale. Il gruppo Inditex non è l’unico a sperimentare questo cambio di passo: H&M, altro big del fast fashion, ha annunciato diverse chiusure tra cui quelle di otto negozi italiani, da Milano a Bari.
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